Quando questo amico giapponese qualche mese fa mi chiese se fossi interessata ad andare fisicamente a vedere un incontro, accettai subito anche se, sinceramente, avevo paura di annoiarmi un po'. Sapevo che gli incontri duravano non meno di tre ore; inoltre alcune voci mi avevano detto che non era per niente emozionante vedere due persone che cercano reciprocamente di muovere l'avversario anche solo di qualche centimetro.
Tuttavia, contrariamente alle aspettative, è stato interessantissimo!
Il significato della parola Sumo 相撲 è molto semplice: significa strattonarsi l'uno con l'altro e rappresenta visivamente l'attività del lottatore di Sumo.Il principio fondamentale del Sumo non è il colpire l'avversario, ma il fargli perdere l'equilibrio.
In un anno si svolgono, ufficialmente, 6 tornei di sumo. Ogni torneo dura 15 giorni. In questi 15 giorni i lottatori si affrontano l'un l'altro in un ordine stabilito dall'associazione, un incontro al giorno.
Il Sumo è parte integrante della cultura giapponese sin dai più antichi albori della storia del Giappone; nei secoli si è evoluto da rito religioso ad attività militare fino alla connotazione attuale di sport. (oggi è considerato sport nazionale).
Nella foto qui sopra vedete i Sumotori in processione che entrano e si avvicinano al Dohyo 土俵, il 'ring' quadrato su cui i lottatori si sfidano. Esso appare come un tempio, la cui base è di paglia e terra battuta, dotato di tetto.
E' considerato un luogo sacro su cui i lottatori si affrontano e viene, se è lecito usare questo termine, "benedetto" prima dell'inizio del torneo. La "benedizione" prevede che venga seppellito del sakè in mezzo al dohyo. Le donne non sono ammesse sul dohyo (siamo impure!), anche se in realtà nessuno può salirci a meno che non sia un lottatore, un arbitro o un addetto alla cura del dohyo stesso.
Prima dell'inizio di ogni combattimento c'è il rituale del saluto tra i due sumotori. La lotta prevede una serie di fasi ben precise; la prima è il posizionamento (foto sopra). L'arbitro è quel signore vestito di quella bellissima uniforme bianca che sta dietro ai due combattenti e li incita a combattere continuando a urlare in modo ripetitivo.
Gli arbitri più hanno i piedi 'coperti' e più sono importanti; ad esempio un arbitro a piedi nudi è meno importante di uno che porta calzini e zoccoli tradizionali.
Ecco qui immortalato l'attimo precedente alla sconfitta di uno dei due lottatori. Come vedete l'avversario è stato preso e alzato per la cintola. Nel Sumo si può vincere in due modi : 1)forzando il proprio avversario all'uscita dal cerchio anche solo toccando l'esterno(come nella foto); 2)facendo toccare per terra l'avversario.
Nel sumo sono moltissime le tecniche, ed è ammessa quasi ogni presa, a parte tirare i capelli o colpire nello stomaco( o ovviamente spogliare l'avversario!). Ho visto tirare di quegli schiaffoni a palmo aperto che persino io, seduta in fondo, ho sentito! Eppure i giappi intorno a me erano tutti contenti e soddisfatti della lotta.. da qui ho dedotto non fosse considerato fallo :)Finito l'incontro siamo andati a rifocillarci in un pub giapponese. Ecco un paio di foto della gioiosa combriccola!
Per concludere: senza ombra di dubbio noi europei siamo più colpiti dalla stranezza di questo sport e da una superficiale visione di questi uomini enormi che combattono tra di loro. Già però dopo un paio di combattimenti la grossezza passa in secondo piano, quando ci si accorge che la forma è accompagnata da un atteggiamento fortemente ritualizzato, di serietà, di una estrema potenza fisica data non dal peso ma dalla forza caratteriale e dall'allenamento.